Scegliere il super-essenziale

«Scegliere il ‘super-essenziale’ e non temere di lasciare il resto, selezionando dentro questo ‘super-essenziale’ ciò che è funzionale a comprendere e sostenere il momento presente»: così scrive una docente del liceo, suggerendo un metodo didattico che segna una svolta per il nostro modo di insegnare e di impostare la scuola nel presente e nel futuro.

Buongiorno rettore,

ho visto tardi la proposta che hai fatto al Dipartimento di Italiano-Triennio dei Licei di una lezione ‘esemplare’ del metodo che stiamo cercando di individuare, sull’autore preferito da ciascuno: sono dentro a un vortice social/tecnologico/informatico cui non sono abituata e mi perdo un po’.
Io sono disponibile a preparare la lezione su Montale, sempre che i nostri colleghi abbiano ancora voglia di sentir parlare me e se è opportuno che parli ancora io. Sono disponibile in forza di quello che sto per dire.

Ho maturato una riflessione incontrando nelle call e nelle chat i ragazzi e confrontandomi con le idee di alcuni colleghi di area riguardo alla programmazione del lavoro di questo periodo. A me pare che le circostanze in cui siamo – l’emergenza senza precedenti, lo strumento attraverso cui deve passare la didattica, il numero limitato di contatti con i ragazzi e l’incredibile necessità di significato che emerge in questi contatti, la consapevolezza che queste lezioni dobbiamo concepirle (esagero per spiegarmi meglio) come ultime che potremmo fare – impongano scelte nuove e coraggiose.

Scegliere il super-essenziale

Cioè, in totale libertà rispetto al programma standard, che dobbiamo considerare ci dia in questo momento solo le sponde cronologiche, dobbiamo a mio parere scegliere il ‘super-essenziale’ e non temere di lasciare il resto, selezionando dentro questo ‘super-essenziale’ ciò che è funzionale a comprendere e sostenere il momento presente: i ragazzi hanno bisogno di adulti coraggiosi che scelgano; noi letterati in particolare possiamo dir loro ‘ecco, la letteratura può contribuire a sostenere la vita’: come, per dire, ai ragazzi nel giardino di Boccaccio, che mentre incombe la peste ‘fanno letteratura’ per rimanere uomini (e, forse, vivi).

Per cui ho appoggiato la proposta, nelle terze, di fare Boccaccio prima di Petrarca; nelle quarte, di far Manzoni subito (sono arrivati a Tasso e al tema del rapporto vero/storia: pronti per Manzoni e per vivere criticamente l’Italia al tempo del coronavirus), nelle quinte  propongo di fare i grandi autori individuati la scorsa volta: Pirandello, Svevo (secondo me La coscienza di Zeno l’ha reso essenziale proprio il coronavirus), Ungaretti e Montale. Ciò che sta in mezzo, prima, attraverso… lo recupereremo, magari per temi o punti problematici, se torneremo a scuola quest’anno, se no per richiami eventualmente l’anno prossimo. Se no, mai: pazienza, i ragazzi di questo anno scolastico, in particolare i nostri commoventi maturandi, saranno comunque sopravvissuti all’epidemia, uscendone, se li aiutiamo, più uomini.

… quindi andiamo a far lezione, ricordandoci di Dante: “con lieto volto, ond’io mi confortai”.

Daniela