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Liceo Scientifico – Alla scoperta del rinascimento

Una mattinata alla scoperta del Rinascimento italiano e milanese. Questa l’esperienza vissuta dai ragazzi di IVB del Liceo Scientifico presso la Pinacoteca di Brera e la Chiesa di Santa Maria presso San Satiro.

A Brera gli studenti hanno potuto ammirare le principali opere rinascimentali studiate quest’anno: Mantegna, Bellini, Piero della Francesca, Bramante, Raffaello. Mentre la visita a Santa Maria presso San Satiro ha permesso loro di scoprire quello milanese attraverso la visione del finto coro del Bramante e della sacrestia.

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Scuola Secondaria – Mostra Magnum’s first

Alcuni ragazzi di terza media sono andati in visita al Museo Diocesano di Milano per vedere, accompagnati dalla dott.ssa Nadia Righi, la mostra Magnum’s first. La prima mostra di Magnum. L’esposizione rappresenta la prima mostra ideata e organizzata dai fondatori dell’agenzia Magnum.

La mostra Magnum’s  first presenta una rassegna di otto tra i più grandi maestri del fotogiornalismo. Gli autori delle foto sono, infatti, tra i più celebri fotografi e fotoreporter dell’agenzia: Robert Capa, Marc Riboud, Werner Bischof, Henri Cartier-Bresson, Erns Haas, Erich Lessing, Jean Marquis e Inge Morath. L’esposizione presentata per la prima volta oltre cinquanta anni fa ha richiesto un lavoro di pulitura e di restauro di tutti i materiali originali.

L’uscita didattica ha rappresentato un’occasione per i nostri ragazzi di approfondire la conoscenza del mezzo fotografico come strumento per raccontare la realtà e un utile ripasso degli ultimi argomenti di storia affrontati in classe.

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Licei – William Congdon: sintesi dell’espressione

Gli studenti dell’ultimo anno del Liceo Classico e Scientifico si sono avvicinati all’opera di William Congdon dopo aver visto le celebri interviste di Red Ronnie a Congdon e avere riflettuto sul contesto storico-artistico del secondo dopoguerra in America. Lo spunto iniziale è scaturito da numerosissime e radicali provocazioni sorte in aula da quando nel programma di Storia dell’Arte ha cominciato a farsi strada l’arte non figurativa. Che relazione c’è fra espressione e tecnica? Perché un’assenza di forma veicola un contenuto? Perché l’arte informale dovrebbe essere più profonda dell’arte figurativa? L’arte stessa può essere un limite all’espressione di sé?  Se le opere di un autore sono così personali come possono essere condivisibili? 

Modalità di approfondimento

La modalità di approfondimento proposta ha coinciso con un’ora e mezza di osservazione di una quindicina di opere, appositamente selezionate all’interno della William Congdon Foundation di Buccinasco. Oltre al dialogo con Giorgio Gandolfi della Fondazione Congdon e la docente di Storia dell’Arte Antonia Chiesa su questioni ampie e specifiche di espressione artistica. La percezione visiva e tattile è stata pertanto sollecitata da evidenti aspetti di profondità della materia scabra, sperimentazione compositiva e tecnica, molteplicità dei punti di vista, vigore del gesto pittorico, sobrietà del concetto spaziale, sovrapposizione fra vista e memoria. Anche nel caso di chi ha infine dichiarato di non apprezzare la pittura di Congdon.

L’opera dell’artista esprime infatti in modo eloquente tutta la sua vicenda umana, avventurosa e affascinante, oscillando fra concettualizzazione astratta e appiglio realistico. Le città, il traffico, i lampioni, i crocefissi, i campi, i cieli, l’orizzonte, i fossi e la nebbia diventano domande provocatorie sull’essenza del reale: i solchi sulla terra nera sono ferite nella carne, una lama d’argento del fosso nel campo è un riflesso improvviso di luce, lo strapiombo di una roccia è il rovinare della materia in un baratro. La ricerca di Congdon spazia nella profondità della voragine, nel pieno della luce dell’orzo maturo, nella densità della nebbia, nella malinconia della terra arata.

“Quale opera hai preferito?”

È stata la domanda rivolta a ciascuno studente. Le risposte diverse hanno rivelato una rielaborazione personale approfondita dei contenuti proposti e un confronto sincero con la propria esperienza. «Preferivo i crocifissi del Duecento con la loro geometria severa, ma questo di Congdon mi provoca un’intensità sorprendente», «Devo confessarlo: ero scettica sull’arte ‘priva di forma’, ma l’opera che preferisco fra queste è senza dubbio quella quasi monocromatica, Orzo 4».

«Alla fine non ti ricordi esattamente lo specifico di un’opera», sostiene uno studente, «ma come ha reagito a uno stimolo esterno, e la provocazione dell’artista ti spinge a prendere una posizione personale paragonabile alla sua rispetto a quello che vedi e alle esperienze che fai». La sensibilità di un altro studente apre contemporaneamente il campo ad ulteriori, radicali approfondimenti: «può il dolore essere confinato in un’opera d’arte?»

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